Un nome eccellente sarebbe finito tra le carte della procura di Ferrara. Da via Mentessi non arrivano conferme, ma, stando a quanto riportato dall’Ansa, Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito (condannato a suo tempo per favoreggiamento e concorso esterno in associazione mafiosa), sarebbe indagato insieme ad altre persone, circa una ventina secondo l’agenzia, nell’ambito di un’inchiesta che vuole far luce su diverse ipotesi di reato, che andrebbero dalla truffa ai danni dello Stato all’associazione a delinquere, dalla falsità in scrittura privata alla distruzione di documenti contabili, fino al mendacio bancario.
I titolari del fascicolo, i pm Nicola Proto e Barbara Cavallo, avrebbero anche disposto, e ottenuto, una rogatoria nella Repubblica di San Marino per chiarire i contorni di un commercio di materiale ferroso attorno al quale starebbe una gigantesca evasione dell’Iva, messa in atto inizialmente con una società, la Errelle srl con sede a Reggio Emilia, poi trasferita formalmente a Panama.
Sempre secondo l’Ansa, da un primo calcolo il volume di affari della società attraverso la commercializzazione dell’acciaio nel periodo giugno 2008-gennaio 2009 è stato superiore ai 10 milioni, con 1.693.000 di euro di imposta che non sarebbe stata versata all’erario. “Oltre a fatture per operazioni inesistenti – spiega l’agenzia già ripresa da diversi organi di stampa on line -, ci sarebbe anche una falsa attestazione di “esportatore abituale”, ottenuta con l’emissione di false dichiarazioni d’intenti: l’essere esportatori abituali permette di usufruire di agevolazioni fiscali. In pratica la qualifica avrebbe consentito di non assoggettare all’Iva le cessioni di ferro e acciaio”, creando in questo modo una condizione di vantaggio nel mercato, visto che con la vendita dei beni l’Iva incassata non è mai stata versata.
La città di Ferrara entrerebbe in gioco in questo meccanismo – e di conseguenza la competenza territoriale della magistratura estense – perché proprio nel capoluogo emiliano si trovava la sede della presunta associazione criminale.
Secondo quanto riportato dall’agenzia, infatti, erano state costituite una dozzina di società, con sedi in varie zone dell’Italia centro-settentrionale, intestate a ‘teste di legno’ disponibili a sottoscrivere atti notarili e contratti di conto corrente con concessioni di credito e affidamenti bancari, esibendo falsa documentazione, costituita da bilanci e documenti che attestavano una situazione economico bancaria non veritiera”. Ciancimino insieme ad una cinquantatreenne di Sassuolo – per la Procura – sarebbe amministratore di fatto delle società e al vertice dell’associazione.
E proprio martedì, dietro richiesta inclusa in una rogatoria, è stata eseguita una perquisizione in una società, la Soc.Int. srl, legata secondo gli inquirenti all’associazione. Il gruppo interforze della polizia giudiziaria di San marino ha portato via 10 scatole di documenti, denaro contante, assegni e matrici di assegni.
Dal diretto interessato, arriva la replica sempre battuta dalle agenzie, nella quale Massimo Ciancimino si dichiara “estraneo a tutte le vicende” in questione.
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