Contestazione fuori, taglio del nastro dentro. Come spesso gli accade ultimamente (e come del resto è stato destino di quasi tutti i suoi predecessori) il ministro dell’Istruzione, università e ricerca Francesco Profumo è stato contestato anche a Ferrara, ieri pomeriggio, all’inaugurazione della nuova residenza universitaria di Santa Lucia, in via Ariosto.
Non pochi i contestatori, con bandiere e magliette di sindacati (Flc-Cgil, Usb) e partiti d’opposizione (tanta Italia dei valori) e armati di striscioni e cartelli che giocavano con il cognome del ministro (“c’è profumo di ingiustizia”, “profumo non si sente, qui c’è odor di disintegrazione”) per contestare innanzitutto l’annunciato concorso finalizzato a coprire quasi 12mila cattedre nelle scuole. Tre di loro, tra cui il segretario generale Fausto Chiarioni e Tommaso Cibinetto del Coordinamento lavoratori precari, sono stati ricevuti a porte chiuse dal titolare del dicastero, in un incontro cui hanno partecipato anche il rettore Pasquale Nappi e l’assessore regionale Patrizio Bianchi.
Non solo contestazioni però, perché, uscito dall’incontro, Profumo ha fatto un giro per l’edificio, appena rimesso a nuovo dopo quattro anni di lavori (http://www.estense.com/?p=242494). È anche entrato in una delle cucine e in una delle stanze, dove si è intrattenuto per alcuni minuti con una studentessa del secondo anno e uno studente prossimo alla laurea, entrambi originari del Camerun. “Sono certo – ha detto poco dopo – che questa sarà la loro esperienza della vita, che quando torneranno al loro paese saranno i migliori ambasciatori di questo territorio”.
Tagliato il nastro, nel suo discorso (successivo a quelli di Nappi, Bianchi, del sindaco Tiziano Tagliani, della presidente Marcella Zappaterra e della presidente del Consiglio degli studenti Bianca Ferrarese), Profumo ha avuto tante parole di elogio per il nostro territorio, anche con riferimento al sisma, e ha colto l’occasione per rilanciare un tema cui tiene parecchio: i prestiti d’onore per gli studenti universitari.
“Qui ho trovato una sintonia fra le istituzioni che non sempre s’incontra nel nostro paese – ha affermato –, un paese molto più in difficoltà di quanto può apparire. Noi come governo abbiamo provato, e speriamo di esserci riusciti, ad avviare riforme strutturali che lo rendano in grado di dare ai giovani una possibilità di vita serena”. Il futuro dovrà confrontarsi anche con una competizione che ormai da anni ha varcato non solo i confini nazionali ma pure quelli europei, e “il numero dei commensali – ha detto ricorrendo a una metafora – è aumentato, ma la quantità di piatti a disposizione è sempre quella. Bisogna fare un piccolissimo passo indietro, ed è difficile”.
A Bianca Ferrarese, che nel suo intervento aveva citato il sostegno del diritto allo studio, Profumo ha risposto riconoscendo la “contrazione che in questi anni c’è stata nei fondi” destinati a tale scopo, rivendicando però di averli “aumentati del 50%”. La garanzia del diritto allo studio, però, non dev’essere fatta solo di un sostegno “che permetta allo studente di vivere”, ma anche di “un contorno che gli consenta di diventare cittadino del mondo”, contorno di cui devono far parte, oltre allo Stato, “anche gli enti locali e le stesse Università. Prima che la legge Ruberti del 1989 le rendesse autonome erano tutte uguali, appiattite verso il basso: il Politecnico di Torino in cui insegnavo riceveva il 95% dei propri finanziamenti dallo Stato. Oggi gli atenei virtuosi come quello di Ferrara ne ricevono meno del 50%: il resto lo cercano sul mercato”.
E così dovrebbero cominciare a fare anche gli studenti, come del resto fece ai suoi tempi lo stesso Profumo. “Eravamo tre fratelli – ha ricordato con un tocco autobiografico –, la Cassa di risparmio della mia città, Savona, mi concesse un prestito d’onore, che due anni dopo la laurea cominciai a restituire, in sessanta rate, e ne ero molto orgoglioso. Dobbiamo cominciare a ragionare in questi termini”.
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