Cronaca
19 Gennaio 2013
Fra le 55 persone arrestate in Italia anche un 37enne residente a Ferrara

Organizzavano viaggi ‘all inclusive’ per clandestini

di Redazione | 3 min

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squadra mobile operazione traffico esseri umaniConfezionavano pacchetti “all inclusive” per clandestini che volevano trasferirsi dall’Africa, e in particolare dalla Somalia, verso l’Italia e i Paesi del nord Europa, in particolare Olanda, Inghilterra, Norvegia e Grecia. Una sorta di ‘agenzia viaggi’ che sfruttava la disperazione di centinaia di stranieri creando un giro d’affari stimato in 25 milioni di euro, che dalla Somalia aveva costruito un’organizzazione con ramificazioni in tutta la Penisola. Uno dei personaggi più attivi dell’organizzazione criminale dedita al traffico di esseri umani si trovava a Ferrara ed è stato catturato l’altro ieri nella sua abitazione di via Magenta (zona Barco). Si tratta di Hassan Mohamad detto “Barosto”, 37enne di origini somale, rintracciato dopo alcuni giorni di attesa al suo rientro a casa.

L’indagine, partita nel 2009 dalla squadra mobile di Ragusa e coordinata dalla Dda di Catania (denominata “Boarding Pass”), si è subito estesa a numerose questura italiane fino ad arrivare, al termine dell’inchiesta, all’arresto di 55 somali (fra cui lo stesso “Barosto” che fino a ieri si era reso irreperibile) e alla denuncia di altre 150 persone. L’ipotesi di reato è quella di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con tutte le aggravanti previste dall’articolo 12 del testo unico sull’immigrazione. Il sodalizio criminale si occupava infatti del trasporto delle persone, dell’organizzazione dei viaggi verso i Paesi prescelti, della contraffazione dei documenti (passaporti, permessi di soggiorno, visti di espatrio, etc.), dell’acquisto dei biglietti aerei e persino del supporto logistico temporaneo in Italia, presso alloggi vicini ad aeroporti, dove i ‘clienti’ venivano tenuti nascosti (per evitarne l’identificazione e la fotosegnalazione così da permettere loro di ottenere lo status di rifugiato nei Paesi di destinazione)  in attesa che il programma di viaggio fosse pronto.

“Barosto” era appena rientrato dall’Olanda quando la squadra mobile di Ferrara, che lo stava attendendo da alcuni giorni, è entrata in azione procedendo alla sua cattura. Lo straniero, che risulta regolare in Italia, come altri componenti dell’organizzazione distribuiti in varie regioni italiane (dal Lazio alla Toscana, ma soprattutto nel nord Italia), oltre ad acquistare i biglietti aerei dei viaggi con compagnie ‘low cost’, fungeva spesso da “passeur”, cioè forniva personalmente passaggi in auto ai ‘clienti’ verso le méte prescelte. Lo stesso 37enne somalo si occupava anche del reperimento di documenti originali che venivano poi contraffatti sostituendo le foto, e avrebbe anche ospitato alcuni ‘viaggiatori’.

Hassan Mohamad detto 'Barosto'

Hassan Mohamad detto ‘Barosto’

Il sodalizio criminale, come detto, organizzava tale servizio individuando i clienti anche tra i somali già arrivati in Italia o tra stranieri irregolari provenienti dalla Grecia giunti con documenti falsi, oppure reclutati tra i somali presenti inKenya o in Libia. L’organizzazione era in grado, dietro pagamento di ingenti somme, di portare i propri clienti in Italia anche per motivi di ricongiungimento, reperendo da cittadini somali già presenti nel nostro Paese i visti, oppure per motivi di salute, attraverso false certificazioni mediche di malattie non curabili nei Paesi di provenienza.

Una volta giunti a destinazione i “turisti” di questa singolare “agenzia viaggi”, i documenti (falsi o contraffatti) venivano distrutti oppure riciclati sostituendo le foto con quelle di nuovi ‘clienti’. Il costo di un viaggio  dal Kenya all’Italia per ricongiungimento poteva costare tra i 10 e i 15mila euro, un volo dall’Italia in una nazione del nord Europa con documenti falsi altri 1.500-2.000 euro. Per il pagamento venivano utilizzate agenzie di ‘money transfer’ attraverso le quali possono essere utilizzati nomi di comodo.

Nell’ambito dell’operazione sono finiti in manette, fra gli altri, anche un mediatore culturale dell’Ambasciata italiana di Nairobi e un collaboratore del World Food Program, la più grande organizzazione umanitaria del mondo.

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