Terre del Reno
28 Novembre 2013
Il funerale di Tarcisio Bonazzi nella chiesa di Mirabello si tramutò in una seconda tragedia per i parenti

Liquidi escono dalla bara, condannata l’impresa

di Marco Zavagli | 3 min

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baraMirabello. Fu un caso che fece scalpore. Quel 18 agosto del 2003 il funerale di Tarcisio Bonazzi si tramutò in un raccapricciante rito. Quello dei liquidi prodotti dalla decomposizione della salma che tracimavano dal feretro a causa, pare, di una errata procedura di conservazione.

Ora i fratelli hanno ottenuto in sede civile un risarcimento che, “seppur modesto” – duemila euro per oggi attore della causa -, commenta il legale che li ha assistiti, l’avvocato Antonio Boldrini, “rende in parte giustizia alla memoria del loro congiunto”.

Tarcisio Bonazzi morì il 15 agosto del 2003 nell’ospedale Sant’Anna di Ferrara. Tre giorni dopo si tenne il funerale a Mirabello, paese di residenza. Qualcosa però non funzionò a dovere e già il giorno prima delle esequie – all’interno della camera mortuaria dell’ospedale – gli odori che uscivano dalla bara erano tutt’altro che rassicuranti. Una volta in chiesa poi i parenti dovettero assistere al doppio supplizio di piangere il loro caro e assistere al macabro spettacolo.

Eppure il giorno prima, in occasione della veglia di preghiera, i due fratelli avevano avvertito le onoranze funebri. Per prima cosa l’impresa, la San Simone di Mirabello, aveva fatto entrare i parenti dentro la camera mortuaria solo dopo aver chiuso la bara, privandoli così della possibilità di vedere per l’ultima volta il proprio caro. Poi, durante la recita del rosario, si era notato del liquido rossastro uscire copiosamente dalla bara, all’altezza della testa del defunto. Il forte odore nauseabondo sprigionato aveva costretto tutti a uscire dalla sala.

Una volta avvertita la San Simone di quanto stava avvenendo sotto i loro occhi, il titolare ha fatto spostare la salma in un’altra camera e ha provveduto a sistemarla, assicurando che tutto era stato risolto e che per il funerale non ci sarebbero stati problemi.

E invece il giorno dopo, durante il tragitto del corteo da Ferrara e Mirabello, all’altezza di Porotto, si sono verificate nuove perdite che, colando dal carro funebre, lasciavano una scia lungo la strada. Giunti in chiesa, all’apertura del portellone, ancora una scena raccapricciante: una grande quantità di liquido organico ha iniziato a colare sul piazzale e dentro la chiesa per tutto il tempo della funzione. A quel punto la cerimonia è stata ridotta ai minimi termini, essendo l’aria ormai irrespirabile, tanto che alcune persone hanno accusato dei malori. Stesso discorso per il successivo trasferimento al cimitero e per la sepoltura.

Per quei fatti i fratelli di Tarcisio Bonazzi fecero causa alle onoranze funebri, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti. L’impresa si era difesa passando la responsabilità all’Amsefc, che però ha dimostrato che tra i suoi compiti c’era solo quello di praticare una iniezione di sostanze che rallentano la decomposizione.

Il tribunale civile di Ferrara ha ritenuto che l’impresa non si adoperò adeguatamente per conservare la salma in locali sufficientemente condizionati, dato il clima torrido dell’agosto 2003, e non fece chiudere correttamente il cofano ligneo della bara.

Per questo il giudice Roberto Vignati ha ritenuto sussistenti i danni morali e ha disposto il risarcimento di duemila euro più interessi per ognuno dei parenti (i due fratelli che hanno intentato la causa e gli altri sette fratelli del deceduto), oltre al pagamento delle spese processuali.

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