“L’Europa è da smontare e ricostruire dalle fondamenta perché sono marce: questo traino franco-tedesco non è più sopportabile, dobbiamo riprenderci una parte della nostra sovranità”. È una Elisabetta Gardini sul piede di guerra quella che si presenta nella sede elettorale di Fratelli d’Italia in piazza Trento e Trieste per presentare la sua ricandidatura alle europee tra le file di FdI, dopo aver abbandonato il ruolo di capogruppo nel Parlamento Europeo con Forza Italia.
L’attacco all’Ue spazia dalla sua fondazione – “Nel Manifesto di Ventotene non c’è il nostro sogno perché fatto dal comunista rivoluzionario Spinelli che ha portato a una burocrazia senza Stato” – alla situazione attuale in cui l’Europa “è assente nella difesa comune, nella politica estera e nella gestione dell’immigrazione ma è troppo invadente laddove debba lasciare respiro e flessibilità ai Paesi, tra cui l’Italia è quello che ci rimette di più a livello di diversità delle microimprese; una condanna che finora ci ha portato a lavorare sulla riduzione del danno”.
L’europarlamentare invita a “uscire dalla palude a Roma e Bruxelles, lavorando per una chiara maggioranza di centrodestra in un’alleanza forte che lasci perdere socialisti e liberali dove si andrà ad accasare Macron”. E “per rifondare il centrodestra bisogna ripartire da FdI, in crescita anche in Veneto: la Lega è già molto forte ma ha bisogno di un’altra gamba”.
Un ‘arto’ di sostegno che non può essere rappresentato da Forza Italia che “è allo sbando, in stato confusionale da quando il presidente che lo incarnava è stato isolato e tradito” commenta l’ex forzista, che ha lasciato il partito di Silvio Berlusconi per accettare la proposta di Giorgia Meloni, “la quale mi ha ridato coraggio, non c’è tempo di aspettare la psicanalisi di chi sale sui barconi e abbraccia le nutrie”.
Gardini – citando le sue “battaglie a difesa dell’ambiente, della salute e del made in Italy” nella commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare dell’Ue – sciorina le priorità del suo programma: “Natalità e sostegno alle famiglie perché non si può sopperire alle culle vuote con gli immigrati; sostenibilità ambientale; recupero delle radici greco-romane e giudaico-cristiane per non perdere la nostra identità e soprattutto lavoro per i giovani, disoccupati a casa o nomadi che inseguono lavori malpagati”.
L’europarlamentare uscente invoca “politiche alla Orban che hanno invertito completamente il trend demografico e sociale” e cita il messaggio di Papa Giovanni Paolo II “non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza perdono“. “L’Europa ci ha regalato 70 anni senza conflitti armati, ma ci deve essere una equa divisione tra diritti e doveri, dove non c’è chi ci rimette e chi ci guadagna, dove non si castiga solo il deficit che porta a squilibri enormi. La pace l’avremo quando avremo un’Europa giusta e questo è possibile solo se non pieghiamo la testa di fronte alla Francia e alla Germania”.
Ad accoglierla a Ferrara – “pietra miliare della mia vita, qui ho debuttato a teatro” racconta l’onorevole – c’è il consigliere comunale uscente e ricandidato Alessandro Balboni: “Ci impegneremo per la rielezione di Elisabetta che ha ancora molto da dare all’Europa, un’Europa che non ci piace e che va cambiata come Ferrara, monocromatica da 74 anni. Liberiamo l’Europa, salviamo Ferrara”.
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