Politica
22 Maggio 2021
Il titolare delle delega all’Ambiente interviene durante la manifestazione e assicura: “Ho il cuore sereno”

Inceneritore. Balboni dà della bugiarda all’assessore regionale Priolo

Alessandro Balboni
di Redazione | 4 min

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Alessandro Balbonidi Pietro Perelli

Ha chiesto di poter intervenire e gli è stato passato il microfono alla fine degli interventi delle varie voci delle associazioni ambientaliste.

Alla manifestazione contro l’aumento dei rifiuti bruciati nel termovalorizzatore di via Diana ha parlato l’assessore all’ambiente Alessandro Balboni.

“Oggi – dice una volta presa la parola – vi parlo a cuor leggero, estremamente leggero, con la consapevolezza di aver fatto tutto il necessario al fine che questa vicenda possa raggiungere l’esito che condividiamo”.

In molti mugugnano, in molti non sono conviti dalle sue parole. “Fatti, non parole” si sente gridare dalla folla e l’assessore è spesso interrotto. Tra i più attivi Diego Marescotti del Pd e Corrado Oddi del Comitato acqua pubblica. “Voi – dice Marescotti – fate i post su Facebook quando pulite le lanterne e non avete comunicato alla cittadinanza quanto sarà bruciato”. In poco tempo lo scontro tra le parti politiche si fa chiaro, ci sono quattro giovani vicini a Balboni che lo appoggiano così come in molti lo interrompono. In poche battute si esce da quella che era una delle richieste della Rete per la Giustizia Climatica nonché uno dei suoi fondamenti, l’apartiticità.

Inizia il gioco delle parti e delle colpe nel quale cade anche l’assessore che cerca di spostare l’attenzione sulla Regione. “Sapete – chiede – quante tonnellate manda la Regione a Ferrara da fuori provincia?”. “La Regione – urla – ne manda ventimila”. “Quindi – continua – quando voi dite che si deve abbassare il numero di rifiuti termovalorizzati a Ferrara avete ragione e dovete dirlo alla Regione”.

L’assessore annuncia anche che “da domani sarà disponibile sulla stampa il verbale della commissione così potremo dirimere questa vicenda”. Da questo documento sarà evidente che “l’amministrazione ha dato parere negativo” ma anche che “ha chiesto ad Arpae, che è un ente regionale – sottolinea –, ulteriori migliorie rispetto a quello che è già attualmente in termovalorizzazione nell’impianto” e questo anche “qualora aumentassero le tonnellate bruciate”.

Balboni non dice però che sede di Conferenza di servizi il Comune si è espresso favorevolmente.

“Quindi – interviene Marescotti – mettiamo agli atti che lei dà della bugiarda all’assessore regionale”. La risposta di Balboni è lapidaria: “Assolutamente si”. E questo perché “se a Ferrara i rifiuti bruciati sono 40.000 tonnellate e 20.000 vengono da fuori Ferrara chi li manda?”.

In realtà sono molte di più le tonnellate “indigene” bruciate in via Canal Bianco, dla momento che il fabbisogno della provincia è poco più di 50mila ton l’anno.

Ma Balboni continua, sostenendo che è tutta colpa di chi c’era prima: “Oggi – dice – andiamo ad ereditare una situazione ambientale con qualcuno che ha voluto costruire un inceneritore con la portata di 142.000 tonnellate”.

Gli attivisti non paiono molto convinti delle risposte dell’assessore e infatti, appena finito l’intervento, Dario Nardi, uno degli organizzatori della manifestazione, gli chiede, molto chiaramente, “quando avevate intenzione di informare la popolazione di questa cosa?”.

La richiesta di Hera di aumentare la capacità dell’inceneritore infatti risale a ottobre. E il Comune ha dato l’assenso l’8 aprile. La procedura si è chiusa il 5 maggio e il fatto è venuto fuori solo grazie a una mozione di Caterina Ferri e Francesco Colaiacovo in consiglio.

“L’attività – spiega Balboni – che ha coinvolto l’amministrazione dal recesso unilaterale di Hera dagli accordi, titolata dall’articolo 35 dello Sblocca Italia (che però non viene mai menzionato nel vernale, ndr), così come tutto il lavoro svolto in questi mesi sotto il profilo tecnico e politico di confronto e di scontro con Hera su queste vicende non è stato né facile né banale. Quello che è stato il risultato della conferenza dei servizi che non ha tenuto conto di un parere politico negativo non era scontato”.

“Noi – continua – abbiamo detto di no, agli inizi di maggio (in realtà l’8 aprile, ndr) abbiamo avuto questa risposta. Ci siamo inseriti il secondo dopo a studiare la strategia politica e tecnica per resistere a quella decisione e quindi ora l’abbiamo presentata alla città”. La risposta, come si sa, è il ricorso al Consiglio di Stato anziché al Tar come richiesto da molti e indicato come strategia più rapida e vincente.

In ogni caso la riposta alla domanda di Nardi, come lamentano diversi attivisti, non è arrivata. Forse una risposta alla domanda non c’era e ciò che in molti avrebbero voluto sentire dall’assessore erano parole di scusa per la mancata comunicazione e il ritardo delle informazioni.

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